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Adolfo Bottazzi con la moglie.

 

Bartolomeo Francesco Adolfo Bottazzi nacque a Basaluzzo al civico 62 di via Umberto I - l'attuale Via Marconi - alle ore nove del 24 novembre 1896, figlio di Vincenzo e di Giulia Gandini. Originariamente fu registrato all'Anagrafe comunale con il cognome "Bottassi", poi corretto grazie ad una sentenza del Regio Tribunale Civile e Penale di Alessandria in data 6 gennaio 1924.
Terminati gli studi a Novi Ligure conseguendo il diploma di geometra, aprì con un collega (tale Giavino) uno studio di consulenza nella stessa città, in via Paolo da Novi. Ma la Grande Guerra era ormai incombente: sottoposto a visita di leva il 27 ottobre 1915, fu arruolato con il grado di sottotenente di complemento.
Terminato il conflitto e smobilitato l'esercito, tornò alla vita civile per ricoprire la carica di Sindaco di Basaluzzo nel biennio 1920-1921.
Erano quelli gli anni in cui l'Italia, tra mille tensioni, si avviava sulla strada del fascismo, e in epoca di squadrismo Adolfo Bottazzi preferì l'esilio. Emigrato in Argentina, esercitò la professione di disegnatore e sposò Elena Parodi a Buenos Aires il 28 aprile 1929.
Fu proprio durante questo soggiorno sudamericano che si scoprì autore teatrale, vincendo un concorso tra 276 partecipanti. Come si legge su un opuscolo di qualche anno dopo, "la commedia vincente, intitolata El y Ellos, ebbe 40 rappresentazioni consecutive e lo rese popolare a Buenos Aires, tra i compatrioti e gli indigeni." Oltre ad essa, videro la luce anche le commedie Hombres e instintos e Con les titeres.
Ma nei progetti di Bottazzi c'era ancora l'Italia, e il rientro in Patria maturò assieme al prestigioso incarico assegnatogli dalla Regia Ambasciata di rafforzare l'interscambio letterario tra Italia ed Argentina.
A partire dal 19 maggio 1934 tornò a vivere a Basaluzzo, in Piazza Mazzini. Ma quella nel nostro paese fu una sosta di breve durata: il 3 settembre 1934, trovato un impiego alla Pernigotti, si trasferì a Novi Ligure; un anno dopo, il 25 settembre 1935, prese casa a Castelletto d'Orba, per tornare ancora una volta a Novi il 13 settembre 1937.
Con il 1940, intanto, era giunto il momento della funesta ora segnata dal destino e delle decisioni irrevocabili: l'Italia veniva gettata nella mischia della Seconda Guerra Mondiale, e con essa il povero capitano d'artiglieria Adolfo Bottazzi, richiamato al comando di una batteria.
La sua produzione letteraria e teatrale comunque non si fermò, come testimoniano le poesie scritte su Basaluzzo negli anni 1940-1942 e le varie commedie Polvere, So tutto (accreditata dalla stampa dell'epoca di un "esito straordinario"), La vedova di Gerard e Aria pura.
"Il capitano Bottazzi - conclude il vecchio opuscolo -, poeta dialettale e padre felice di due "formidabili" bambini, come ama definirli, conta di dedicarsi anche maggiormente al teatro, dopo la vittoria. Egli ha tutte le doti per vincere anche nel geloso arringo del teatro maggiore."

I "formidabili bambini" di Adolfo Bottazzi già grandicelli.


Come noto, la vittoria tanto sospirata non arrivò mai. E nell'Italia distrutta dalla guerra, le glorie del teatro maggiore lasciarono il posto ad un più concreto impegno sulla strada del lento ritorno alla normalità: trasferitosi nuovamente a Basaluzzo in quella che la neonata Repubblica aveva ribattezzato Via Marconi (al civico 40), Adolfo Bottazzi fu ancora una volta chiamato alla carica di Sindaco negli anni 1946-1947.

Manifesto di una rappresentazione nel teatro del circolo ILVA di Novi Ligure


Ma l'Italia di quegli anni aveva forse poco da offrire. O, forse, l'Argentina e i ricordi ad essa legati costituivano un richiamo irresistibile: in una data controversa (14 settembre 1947 secondo l'anagrafe di Novi Ligure, 10 ottobre 1955 secondo quella di Basaluzzo), Adolfo Bottazzi abbandonava l'Italia per tornare definitivamente in Argentina.
Vi morì il 22 ottobre 1966.

 

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Il dialetto di Basaluzzo.

Piccolo dizionario basaluzzese-italiano.

Le poesie di Adolfo Bottazzi.
   
Saverio Zuccotti
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