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4.
Dall'anno mille sino al mille trecento quarantotto

Basaluzzo diviene feudo degli Abati di S. Salvatore di Pavia

Continua in principio di questo secolo il regno in Italia di Ottone III il quale come esecutore delle disposizioni di ultima volontà della defunta suocera l'Imperatrice Adelaide, investisce la corte di Basaluzzo all'abate di San Salvatore di Pavia come risulta dal diploma 6 Luglio anno 1000. Questa investitura come le susseguenti, che ora annoteremo, riducevasi ad una alienazione di diritti puri e semplici sui terreni, pedaggi, imbottato ect. ma non già sulla giurisdizione politica degli abitanti i quali erano considerati come popolo libero ma tributario. Infatti la storia dei tre Ottoni, l'ultimo dei quali morì senza prole nel 1002, ci dice che sotto il loro governo lasciarono agli Italiani la libertà di valersi delle loro leggi e di osservare le loro particolari consuetudini così che secondo il Sigonio potevano dirsi Popoli liberi ma tributari. Percui i nostri paesi di Basaluzzo e di Fresonara mantennero il loro governo consolare ( ).

Successive investiture

Al Re Ottone succedette Re Ardoino il quale rinnovò l'investitura precedente ai P.P. di San Salvatore di Pavia con suo diploma in data 20 Settembre 1002 ( ). Venne pure confermata detta investitura di Basaluzzo a favore dei suaccennati P.P. di S. Salvatore da Re Enrico II il quale succedette ad Arduino nell'anno 1014 ( ). Poi succede sempre la rinnovazione del feudo a favore di detti P.P. fatta da Enrico IV alli 3 d'aprile del 1077. Quella di Enrico V di Lotario II - di Corrado III ect. così si rinnovarono ad ogni successore del Regno d'Italia.

Discesa di Federico Barbarossa in italia - Danni sofferti da Basaluzzo in quest'epoca

In questo frattempo avvennero nella nostra Penisola avvenimenti che possono interessare da vicino il Comune e il Castello di Basaluzzo ed è compito nostro di registrarli. Nell'anno 1155 scese in Italia Federico Barbarossa di Svevia della casa d'Hohenstaufen, detto volgarmente Barbarossa dal colore della sua barba. Egli venne colle prave intenzioni, di privare i nostri paesi del dono di Dio della libertà - e vedersi suoi schiavi, e di succhiarci più tributi che era possibile poi di portarsi il danaro in Germania. In pari tempo era suo intendimento di far deporre dall'apostolico solio il Papa Alessandro III e fare riconoscere in sua vece, l'Antipapa Pasquale III. Questa lotta della civiltà contro la barbarie fu lunga ed anche Basaluzzo ne soffrì i suoi danni. Perocché nel 1155 Federico rivoltosi ad assediare le città e il castello di Tortona pose suo quartier generale nel vicino Borgo di Boscomarengo, e dispose gli alloggiamenti del suo esercito nei Comuni che formavano il raggio delle sue imprese, ed appunto Basaluzzo e Novi vennero occupati militarmente per impedire che i Tortonesi ricevessero soccorso di viveri e di uomini. Fu in tale contingenza che Basaluzzo dovette somministrare alloggi e viveri che non mai vennero pagati da quelle truppe invadenti. Similmente nell'anno 1159 ritornò il Tedesco imperatore marciando per tutte le vie che conducono a Genova per assoggettarla; pose nuovamente il suo quartier a Bosco e scaglionò le sue truppe verso la Rocchetta. Per cui Basaluzzo è ancora invaso dalle sue aborrite schiere che tutto volevano e nulla compensavano.

Fondazione di Alessandria

Stanca l'Italia di queste teutoniche invasioni e dei continui attentati contro la libertà de' suoi Comuni i nostri paesi dipendenti da Gamondium decisero di scegliere una località per stabilirvi un potente baluardo che potesse sicura sventolare la loro bandiera e porre un argine di difesa contro il comune nemico. Fu in quel torno di tempo cioè che nel 1168 che si radunavano nel Castello di Roveredo ( ) i consoli di Bergoglio, Quargnento, Solero, Villa del Foro, Ovilio, Gamondio, Portanuova, Nosco e Marengo. Questi congressisti dopo lunga ed assennata discussione accordavano la parola al Gamondiese Trotti Boido Emanuele, distintissimo oratore di quei tempi il quale fu così logico ed ispirato dall'amor patrio nella sua arringa che all'unanimità tutti quei rappresentanti stabilivano di erigere il baluardo della libertà fra la Bormida ed il Tanaro e di imposero poi il nome a detto luogo di Alessandria come dice lo stesso Blondo: "Ut facta suo maiore accedent autoritate eam atertio Alexandro Pontifice magno Alexandriam vocarerunt - per tramandare ai futuri secoli la fama di si grande Pontefice" ( ). Si incominciò la fondazione della città la quale poi divenne la capitale della nostra Provincia, alli ventidue del mese di Aprile dell'anno 1168. Nel qual giorno Romolo diede principio all'eterna Roma l'anno 754 av. C. Anche Basaluzzo, poi, coi suoi uomini, le bestie ed i carri, come tutti i paesi dipendenti da Gamondio, concorse, all'amplificazione dei fossi e bastioni di difesa di detta Città.

Basaluzzo si affratella con la nuova Alessandria

Fu circa due lustri dopo questa data, che Alessandria assorcì il Gamondiese dipartimento che si pose con Gamondium sotto l'ala di questo nuovo procugnacolo della libertà dei Comuni, facendo tutti uniti, comuni le loro sì avverse che prospere vicende e da questo punto la storia di Basaluzzo si confonde e fa parte di quella di Alessandria. Ed una sezione di Alessandria chiamasi ancora Gamondio. Infatti leggiamo negli annali del Ghilini Gerolamo annottato a pag. 9 sotto l'anno 1179 che venne fatta ordinanza di questa città la quale si trova registrata nel libro degli Statuti, cioè - che il Podestà di Fresonara fosse eletto dal Consiglio generale di Alessandria, e così che una volta si elegesse dal Popolo, e l'altra dal Comune; e che il simile si fosse osservato nell'eleggere il Podestà di Basaluzzo, la quale terra posseduta dagli Alessandrini. Nel medesimo tempo si fecero alcune leggi le quali per decreto del Consiglio generale di questa città furono approvate e registrate nel libro degli Statuti, acciocché tutto il Distretto Alessandrino - del quale faceva parte Basaluzzo, le osservasse ( ).

Parte del pedaggio tra Fresonara e Basaluzzo vien donato agli Alessandrini

Come già osservammo allorché si parlò che Basaluzzo venne infeudato a favore dei P.P. di San Salvatore di Pavia, questo ricco monastero fra le gabelle che esigeva da Basaluzzo e Fresonara vi era quella della vendita del Pedaggio (37bis). Ma avvenne che questi due Comuni porsero lagnanze all'Abate superiore perché le strade non erano tenute in buone condizioni di viabilità e perché la vita degli uomini che viaggiavano e le loro bestie e mercanzie purtroppo non erano sicure di raggiungere la loro meta, perché infestate da predoni. Preoccupatosi il P. Giovanni di queste giuste ragioni esposte da Basaluzzo e Fresonara, radunati i suoi subalterni, accordatosi col castellano di Novi, si venne alla seguente conbinazione cogli Alessandrini in data del due settembre 1191. Tomaso Castellano di Novi, ambasciatore dell'Imperatore Enrico Sesto, dà in dono agli Alessandrini la quarta parte del pedaggio di Basaluzzo; e l'altra quarta parte di esso insieme col pedaggio di Fresonara lo ottennero da Giovanni Abate del Monastero di San Salvatore di Pavia col consenso di tutti i Monaci ai quali come all'Abate spettava la concessione di questa Gabella. Perciò in compenso di questa donazione gli Alessandrini si obbligano di mantenere sicura da ogni assassino la strada la quale si cammina da Alessandria allo stesso luogo di Basaluzzo ed inoltre di mantenerla in buone condizioni ( ). La suddetta donazione risulta dal ISTRUMENTUM PEDAGGI BADAREGUCCIO in data del tredici settembre 1191, ACTUM IN CLAUSSRO SANTI SALVATORIS. E venne accettata a nome della Repubblica di Alessandria dai loro Consoli, e cioè Oberto Spandanaro, Roffino Garobado, Manfredo Valenza, Oberto Roizi, Armando Sacco, Anfosso Trazo, Opizzone Stranio, Guglielmo Piatti, e il Ganduzzi ( ). Fu questo un grande acquisto per gli Alessandrini, sia per ragioni politiche sia di commercio l'aver fatta di loro proprietà la gabella e tassa del Pedaggio di Basaluzzo e Fresonara.

Nella pace stabilita a Milano coi Marchesi di Monferrato vien compreso Basaluzzo

Il 12 Giugno del 1199 viene stabilita, nel Consiglio Generale che si tenne a Milano, la pace fra Bonifacio e Guglielmo sui figlio Marchese di Monferrato, cogli ambasciatori di Milano, Piacenza, Alessandria, Vercelli ed Asti. Fra le altre condizioni fu dichiarato che le dette Città non intendevano né volevano essere obbligate a dare aiuto ai detti Marchesi allorché si trattasse di muovere contro la Città e paesi da loro declinati. Si fu in tale solenne adunanza che i rappresentanti della Città nostro capoluogo (Alessandria) memori dei Comuni che con loro erano collegati con patto di fede, fecero redigere nel trattato stesso la debita riserva in questi precisi termini: Nec contra de homines frizionaria, nec contra homines Bassaeregutii (Basaluzzo) nec contra homines capriatae. In questo tratto sono firmati come nostri ambasciatori di Alessandria Guglielmo Lanzavecchia - Guido Piovera. L'atto è intestato così: Concordia mediolanensium et placentinorum et vercelarum et Alexindrinorum 12 giugno 1199 ( ).

Contese fra Alessandria e Genova

In questo lasso di tempo sorsero discordie fra i Genovesi e gli Alessandrini perché i primi avevano militarmente occupata Capriata ed Arquata per antiche ragioni che Genova pretendeva di avere su quei due Castelli. Allora gli Alessandrini decisero di terminare tale questione nello stesso modo che dai Genovesi era stata incominciata VI VI REPELLERE. Radunato perciò un buon numero di combattenti del loro distretto, fra i quali si annoveravano anche quelli di Basaluzzo, ed avuto pur anche in certo contingente da Milano e Tortona che con Alessandria erano collegai, andarono a dare l'assalto alla forte torre di Capriata; senonché i previdenti Genovesi avevano ben approvvigionato quel Castello si di materiale di guerra che di vettovaglie nonché di uomini atti alle armi, e dopo coraggioso contrasto, ritennero prudente per questa volta di rinunziare all'impresa. Ciò avveniva nell'anno 1224 . Passati quattro anni cioè nel 1228 in cui era podestà di Alessandria Boccasio Brema, questi non volle più a lungo soffrire che i Genovesi tenessero in loro dominio Capriata, e non ostante quanto era stato ordinato con sentenza dell'anno 1227, emessa dagli Ambasciatori Milanesi, i quali erano stati creati arbitri per tale vertenza, e che giudicarono che Capriata fosse tenuta dai Genovesi non ostante ciò gli Alessandrini, del tutto acciecati dall'odio e anche perché premeva loro di tenere una così forte posizione, con scielti uomini e buoni saggittari ed esperti ballistrieri corsero improvvisamente a dare l'assalto per la seconda volta a Capriata, e vi riuscirono questa volta, ad occuparla col valore delle armi. Mi rattrista l'animo nel ripetere quel che lasciò scritto il Ghilini nella cronaca di detto anno in cui ci narra che i vincitori ebbri della vittoria si lasciarono trasportare a nefandità indegne di commettersi fra fratelli e fratelli tutti figli della egual madre Italia. Perciò caliamo pietosi un velo su di questo fatto avvenuto e limitiamoci ad osservare che la misera Capriata venne saccheggiata e per compimento della sua rovina fu pure incendiata. Il podestà di Genova trovandosi in tanto pericolo, sotto mentite spoglie appena ebbe il tempo di campar la vita prendendo la via di Gavi e quivi riparandosi con quei pochi Capriatesi che con lui si salvarono . Ed in questo fatto, Basaluzzo fu sottomesso a tutte quelle tristi conseguenze che son sempre compagne ed una guerra che si svolse nelle sue vicinanze.

La Repubblica di Alessandria acquista dai P.P. di San Salvatore Basaluzzo

In questo torno di tempo cominciava già a farsi scabrosa la giurisdizione delle vaste proprietà e diritti usufruiti del potere temporale degli abati e dei monasteri e perciò nel 1249 i frati di San Salvatore di Pavia vennero nella determinazione di vendere l'esazione dei diritti che essi tenevano sul Comune di Basaluzzo. Così i diritti feudali che dal mille, sino al mille duecento quarantanove si pagavano a Pavia ora vengono pagati alla alleata Alessandria ( ).

Guelfi e Ghibellini

Guelfi e Ghibellini Il mal seme delle intestine discordie si infiltrò anche a Basaluzzo nel 1316 portato dalle frazioni di Guelfi i quali la tenevano col papa e dei Ghibellini che erano partigiani dell'Imperatore. Fu questa una fatale peste morale che arrecò assai danno dalle più grandi Città della nostra Italia, sino al più simile Villaggio. Ovunque serpeggiò ed arrecò la strage non solo nei borghi ma puranche nelle famiglie. Avvenne perciò in quest'anno che nel giorno 7 di Agosto arrivarono Uomini di Cavalleria i quali ubbidivano a Re Roberto di Napoli e posero questo paese a Sacco e a ruba. Continuarono nella nostra Provincia or qua or là, queste disgraziate politiche per cui nel 1348 l'Autorità del Popolo Alessandrino colla possanza della sua grandezza cadde così in basso che non poteva più reggersi da sé e dopo tanta gloria gli fu giocoforza di sottomettersi ad un potente tutore il quale fosse, forte e capace e riordinarlo.

Alessandria con Basaluzzo si sottomettono a Milano

Alessandria con Basaluzzo si sottomettono a Milano Fu appunto in detto anno che l'Alessandria Repubblica per poter ristabilire la quiete, scossa sino dalle fondamenta della frazioni Guelfe Ghibellini... giurò vassallaggio e fedeltà a Luchino Visconti Signori di Milano ed ai suoi legittimi successori. Così da quest'anno 1348 sino all'anno 1535 la vasta e forte nostra Provincia venne considerata qual parte dello Stato di Milano. Fra i Comuni annoverati nel trattato che si stipulò fra Alessandria e Milano vi è pure annoverato Basaluzzo ( ). Questo fu il frutto che ci apportarono le nostre discordie! Serva a noi di esempio la storia antica e sia di rispeccho per la storia moderna. Chiudiamo questo capo con la mutuazione di governo e narreremo nell'altro i successivi avvenimenti di Basaluzzo.

 


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